Tori e Lokita

Regia di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne
Un film con Mbundu Joely, Pablo Schils, Alban Ukaj, Tijmen Govaerts, Nadège Ouedraogo.
Titolo originale: Tori et Lokita. Genere Drammatico, – Francia, 2022, durata 80 minuti.
Distribuito da Lucky Red.
Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13

Giovedì 1 giugno, ore 21.00

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Lokita è una ragazza che, nell’arrivo in Europa, ha incontrato un bambino, Tori. I due sono diventati di fatto, pur provenendo l’una dal Camerun e l’altro dal Benin, fratello e sorella. Per la legge del Belgio però devono poterlo dimostrare e, non riuscendovi, il lato peggiore della vita è in loro attesa.

I fratelli Dardenne raccontano una fratellanza apparentemente impossibile perché non dettata dal sangue ma dalla vicinanza affettiva e dal comune bisogno.

Dinanzi al cinema dei Dardenne, da qualche film a questa parte, si verifica quella che si potrebbe definire una divaricazione. Chi ricorda le loro opere cinefilicamente ‘dure e pure’ oggi sembra fare fatica a riconoscerli e ad apprezzarli. Li trova quasi normalizzati non facendo lo sforzo (o non volendolo fare) di chiedersi perché il loro stile non sia più quello di Rosetta o di Il figlio.

C’è poi chi invece, come è accaduto per la prima di Cannes 75, li fischia perché li ritiene troppo di sinistra e ‘di parte’. Sarebbe invece utile chiedersi perché il loro linguaggio filmico si sia apparentemente semplificato mentre il loro umanesimo integrale non abbia arretrato di un millimetro. Una delle risposte potrebbe risiedere nel desiderio dell’arrivare al più ampio pubblico possibile con vicende che traggono la loro ispirazione dalla realtà e che, come in questo specifico caso, non hanno bisogno di nomi di richiamo ma debbono trovare la loro verità proprio in un casting il più anonimo (per lo star system) possibile.

Allora la vicenda di questa sorella e fratello divenuti tali su un barcone o in un centro di prima accoglienza ma non autorizzati ad esserlo da un sistema che pretende di tutelarsi quando invece crea disadattamento e microcriminalità, diventa reale anche quando sembra che la sceneggiatura, a un certo punto, giri a vuoto.

Perché non è la pagina scritta e poi portata sullo schermo a non trovare la giusta dimensione. È la vita dei due protagonisti che non riesce ad uscire da uno schema privo di senso che la società ha costruito per loro. Lokita un altro fratello ce l’ha davvero e deve piegarsi a ciò che l’evoluta Europa le chiede per aiutarlo negli studi. Tori a tratti diviene il suo fratello maggiore ed entrambi trovano nel canto quella condivisione che altri cercano di vanificare.

“Alla fiera dell’Est” diventa così l’emblema di una catena di punizioni apparentemente ineluttabili che potrebbe essere spezzata solo che lo si volesse davvero. Ma lo si vuole veramente? In questi tempi di pandemia e di guerra le vite dei migranti sono passate in secondo piano anche per molti di quelli che prima ne sostenevano le ragioni. I Dardenne tornano a ricordarci che quelle vite ci riguardano.

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