Tartarughe Ninja – Caos mutante

Regia di Jeff Rowe, Kyler Spears.
Un film con Micah Abbey, Shamon Brown Jr., Nicolas Cantu, Brady Noon, John Cena.
Genere Animazione, – USA, 2023, durata 99 minuti.
Distribuito da Eagle Pictures.
Consigli per la visione di bambini e ragazzi: Film per tutti

Sabato 16 settembre, ore 16:00
Domenica 17 settembre, ore 16:00

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Lo scienziato Baxter Stockman, scheggia impazzita della misteriosa società TCRI, ha condotto esperimenti di mutazione su varie specie animali. Dopo l’esplosione del suo laboratorio, il fluido di mutazione si diffonde nelle fogne di New York, provocando effetti irreversibili su topi e tartarughe. Nascono così Leonardo, Donatello, Raffaello e Michelangelo, addestrati dal loro “papà” adottivo, il topo mutato Splinter, a divenire guerrieri ninja. Quando sono in età adolescenziale, le fogne cominciano a star loro strette e così le tartarughe tentano di integrarsi nella società degli uomini. Questi ultimi tuttavia sono terrorizzati e disgustati appena li scorgono, finché non conoscono la giornalista April, che vorrebbe coinvolgerli in un piano per sgominare SuperFly, una mosca super-intelligente e bipede che minaccia New York.

I tentativi di rianimare il franchise delle tartarughe ninja non si contano più e dopo gli ultimi flop pochi si attendevano un altro reboot. Ma l’idea di affidare l’operazione agli onnipresenti Seth Rogen e Evan Goldberg (Suxbad, Facciamola finita) ha convinto gli studios a dar vita a una nuova incarnazione degli eroi verdi.

Prevedibilmente, quando si ha a che fare con Rogen, l’enfasi è sul lato nerd e adolescenziale dei personaggi, con citazioni assortite e humour salace ad arricchire la loro natura di emarginati, desiderosi di condurre una vita normale ma impossibilitati a farlo dalla singolarità della loro natura. Un desiderio di inclusività e di essere accettati che suona familiare nella contemporaneità degli anni Venti del terzo millennio, in cui le tematiche sulle minoranze sono in cima all’agenda liberal statunitense. In origine le Tartarughe nascevano come metafora della minoranza afroamericana e del loro difficile e secolare percorso verso una compiuta integrazione, in un’America inesorabilmente razzista e velatamente segregazionista.

Oggi, come timidamente vuole far comprendere lo script, le tartarughe e i loro amici mutanti incarnano la “diversità” in tutte le sue forme: amori interrazziali e desiderio di accettazione per i “diversi” di ogni natura, comprese le giornaliste umane, che vomitano per il disagio non appena una telecamera le inquadra. Con contorno di tempesta ormonale e battute da (eterni) immaturi, che sono marchio di fabbrica delle sceneggiature del tandem Rogen-Goldberg. C’è molta autoironia nell’aria, e lo si evince già nel prologo narrato da Jackie Chan (voce di Splinter) sul fatto che niente di tutto ciò abbia senso.

Quasi una premessa per giustificare l’operazione, non richiesta ma in qualche modo apprezzabile. Rogen e i suoi sembrano dire: “Ok, sapete che si tratta di una cosa scema, spegnete il cervello e provate a divertirvi”. La questione è riuscire a farlo, ottenebrati come siamo da quintali di supereroi e origin story, di cinecomic e prodotti rivolti a nerd di varie età, immancabilmente appagati da riferimenti pseudo-nozionistici o da incroci con la cultura pop. Questi ultimi, prevedibilmente, si sprecano nel reboot di Jeff Rowe: brani hip hop anni 90 – Wu-Tang Clan, A Tribe Called Quest – ripescaggio di cult anni ’80 – la sequenza in cui le tartarughe vedono Ferris Bueller – e strizzate d’occhio a Avengers e Beyoncé.

Rogen continua a capitalizzare sulle fortune di Suxbad e tutto sommato per il suo pubblico può bastare. Ma oggi qual è questo pubblico? A chi si rivolge Teenage Mutant Ninja Turtles? A nostalgici del cartoon o a nuovi iniziati? Siamo sicuri che su un neofita possa ancora funzionare la origin story dei più strampalati eroi di sempre? Tartarughe Ninja: Caos mutante ha tutta l’aria di un’operazione in tono minore, un divertissement in cui gli autori mostrano la loro sapienza otaku ma sono i primi a essere consapevoli della aleatorietà del tutto. Quanti coglieranno i riferimenti alla blaxploitation del cattivo SuperFly, a cui in originale dà voce Ice Cube?

Probabilmente pochi, parliamo di un cult dei primi ’70 oggi poco proponibile per più di una ragione (anche etica), e naturalmente di una nuance che si smarrisce completamente nella versione doppiata. La vera novità e ragione di interesse sta nella grafica realizzata dalla Mikros Animation, insieme vintage e iperrealista, per il ricorso a effetti digitali e inquadrature tecnologicamente impensabili nelle precedenti incarnazioni delle Tartarughe.

Inevitabile epilogo, con espediente prelevato di peso da un cinecomic come il primo X-Men, a cui segue altrettanto inevitabile preludio, a un possibile sequel cinematografico e a un sicuro spin-off su piattaforma. Se sarete o meno della partita, dipenderà dalla vostra inesauribile voglia di pizza.

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