Promises

Regia di Amanda Sthers.
Un film con Pierfrancesco Favino, Kelly Reilly, Jean Reno, Kris Marshall, Cara Theobold.
Titolo originale: Les promesses.
Genere Drammatico, – Italia, 2021, durata 113 minuti.
Distribuito da Vision Distribution.
Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13

Sabato 27 Novembre – ore 21.00
Domenica 28 Novembre – ore 21.00
Martedì 30 Novembre – ore 21.00

Sandro, commerciante ed esperto in libri antichi, e è per metà italiano e per metà inglese, e vive a Londra con la moglie Bianca e la figlia Penelope. Ad una festa incontra Laura, ed è un colpo di fulmine, ma la donna si sposerà il mese successivo, ed entrambi si sforzano di rispettare i reciproci impegni. Tuttavia l’attrazione reciproca finirà per condizionare le loro vite in una continua mancanza di quel tempismo simmetrico che consenta ai due di vivere la loro storia d’amore. Del resto “il tempo non è una linea retta ma una spirale” che, nel caso di Sandro e Laura, sembra destinata ad avvolgersi ostinatamente su se stessa.

L’attrazione fatale fra due persone non libere ha attraversato la letteratura e il cinema da sempre, e ha trovato declinazioni più drammatiche o più comiche, ma la riuscita di qualsiasi film su questa tematica dipende da almeno due elementi: una struttura narrativa convincente e una mano registica in grado di mettere in scena due elementi per loro natura inafferrabili come la passione e il desiderio. Purtroppo in Promises, sceneggiato dall’autrice francese Amanda Sthers sulla base del suo romanzo omonimo, e da lei diretto e prodotto, sono carenti entrambe.

La storia è continuamente spezzettata in un andirivieni disarticolato fra passato e presente, creando non un movimento narrativo fluido ma un insieme sconnesso che rende difficile seguire la trama e soprattutto lasciar crescere l’emozione.

Nonostante la presenza importante di Pierfrancesco Favino nel ruolo di Sandro, Sthers non riesce a creare un pathos autentico nel raccontare una storia che più che un afflato insopprimibile sembra raccontare due egoismi contrapposti, e avallare un unico narcisismo: quello dell’autrice tuttofare che, accentrando su di sé le principali funzioni creative, sembra aver perso la gusta distanza nel maneggiare il materiale narrativo (e umano) a sua disposizione.

La produzione internazionale, con attori provenienti da vari Paesi che si esprimono in inglese e in italiano, non fa che aumentare il senso di straniamento, e i personaggi di contorno compaiono e scompaiono senza un reale arco narrativo finendo per sembrare meri accessori rispetto alla non-coppia centrale. Gli elementi simbolici vengono sparsi ovunque senza la necessaria profondità, creando un effetto di mero “name dropping” per Proust e Calvino. Promises finisce per sembrare un ibrido di lingue e di accenti e una collezione di figurine senza spessore.

Anche gli sbalzi di tono sono problematici: Sthers alterna il (melo)dramma romantico alla francese (pensiamo a La signora della porta accanto), ma senza approfondire la tensione fra i due comprimari, allo humor britannico (pensiamo a Quattro matrimoni e un funerale) ma senza la capacità di trattare con amabile leggerezza il tema dell’amore a tempi sfalsati. Nel non sacrificare nulla del romanzo di partenza Sthers include mille digressioni ma non riesca a comunicare lo struggimento di una passione a lungo trattenuta. Il risultato è un insieme slegato che nemmeno il grande talento di Favino riesce a rendere davvero coinvolgente.

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