Mamma mia – Ci risiamo!

Regia di Ol Parker.
Un film con Christine Baranski, Pierce Brosnan, Dominic Cooper, Colin Firth, Andy Garcia.
Titolo originale: Mamma Mia: Here We Go Again!.
Genere Musical – USA, 2018, durata 114 minuti.
Distribuito da Universal Pictures.

Venerdi 7 settembre – ore 21.00
Sabato 8 settembre – ore 21.00
Domenica 9 settembre – ore 21.00
Martedì 11 settembre – ore 21.00
Venerdi 14 settembre – ore 21.00
Sabato 15 settembre – ore 21.00
Domenica 16 settembre – ore 21.00
Martedì 18 settembre – ore 21.00

Solo Martedì per TUTTI Biglietto € 4,00

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Sono passati alcuni anni e Sophie ha deciso di rimodernare l’hotel di famiglia, sull’isola greca di Kalokairi, per rendere omaggio a Donna, che l’ha cresciuta da sola in quel paradiso terrestre. Mentre soffre per la lontananza di Sky e si adopera perché l’inaugurazione dell’hotel sia memorabile, la giovane donna ripensa alla vita di sua madre, a quel pugno di giorni che le sconvolsero la vita e alla scelta di restare sull’isola, la stessa che sta maturando lei, tra entusiasmo e perplessità.

Il sequel del successo colossale diretto da Phyllida Lloyd è improntato sulla formula del rispecchiamento, seguita con testarda esattezza, per non dire robotica meccanica, e culminante in uno scambio di persona in un acqueo riflesso, a suggello della lunga equazione che lo precede.

La regia, dieci anni dopo, passa a Ol Parker, e, anche se alla base non c’è più l’ispirazione diretta di un musical già rodato, si direbbe che il copione del film nasca proprio dal desiderio di portare in scena molti brani degli ABBA che non avevano trovato posto in prima battuta. La musica è tanta, persino troppa, infatti la soluzione di continuità tra i pezzi cantati è spesso minima. D’altronde si canta e si balla dentro e fuori dai flashback, con la differenza che, là dove il personaggio interpretato da Amanda Seyfried piange lacrime melanconiche, l’ingresso di Lili James nel ruolo di Donna da ragazza è una risata sfrenata senza fine, sintomo squadernato di un amore per la vita e l’avventura che è da sempre l’ingrediente di successo della musica e del personaggio.

La parte dei ricordi è in ogni caso la più riuscita e la più divertente, tanto da relegare quella di Sophie e dei tre padri al ruolo di cornice, e segna l’entrata in scena di tre personaggi che si rivelano inaspettatamente all’altezza dei loro futuri – e ben più noti- se stessi. Per il resto il sequel cerca di sopperire alle manifestazioni dell’identità ripetitiva che lo caratterizza con un salto di dimensione, puntando su grandi numeri corali, che sfondano la barriera tra interni ed esterni (“When I kissed the teacher”, “Waterloo”).

La festa è diventata circo: la dimensione famigliare, sempre sul limite della commozione, che era del primo film, in un secondo capitolo che verte sul ricordo affettivo, paradossalmente si perde; la nostalgia rimane un sentimento evocato ma non esperito e lo spettacolo si gonfia, sbuca senza respiro da ogni interstizio, in un carnevale di sorprese attese, una sfilata di ceroni circensi.

Non che non ci si possa divertire a veder duettare due indubbie guest star sulle note di “Fernando”, ricordando quella volta in Messico nel ’59, ma siamo dalle parti della parodia, quella che il kitsch fa della catarsi. Basta saperlo.

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