L’Arminuta

Regia di Giuseppe Bonito.
Un film Da vedere 2021 con Sofia Fiore, Carlotta De Leonardis, Vanessa Scalera, Fabrizio Ferracane, Elena Lietti.
Genere Drammatico, – Italia, 2021
Distribuito da Lucky Red.
Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13

Venerdì 6 Maggio ore 21.00
Domenica 8 Maggio ore 18.00
Lunedì 9 Maggio ore 21.00

Si ricorda che, dal 25 dicembre, per accedere alla visione dei film in sala è necessario il green pass rafforzato, richiesto ed obbligatorio, e di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2

Estate 1975. Una tredicenne diventa, senza che nessuno chieda il suo consenso, “l’arminuta” cioè la ritornata. Fa cioè ritorno a una famiglia biologica di cui non sapeva nulla. Passa da un’agiata esistenza piccolo borghese a una vita nelle campagne abruzzesi in cui regnano la povertà e la mancanza di cultura.

Giuseppe Bonito prosegue con rigore e con grande efficacia il suo percorso di indagine sulle dinamiche familiari.

Dopo il convincente esordio con Pulce non c’è e il film tratto dal monologo di Mattia Torre Figli si confronta ora con il romanzo vincitore del Premio Campiello scritto da Donatella Di Pietrantonio. Non è necessario averlo però letto per apprezzare questo film che, a partire dal casting con in primis le due giovanissime protagoniste, può godere di un’eccellente vita autonoma.

Perché Bonito sa costruire la narrazione intersecando con maestria due piani. Chi quegli anni li ha vissuti può infatti ritrovare il clima sociale di un’Italia che dopo il boom economico degli anni ’60 viaggia a due velocità. La borghesia piccola e media ha trovato un suo assestamento economico in gran parte con l’urbanizzazione mentre in ambito rurale, in alcune aree del Paese, persiste una pesante arretratezza.

È su questa base che si sviluppa la vicenda dell’arminuta che al contempo si radica in quella realtà ma si estende anche a condizioni e costrizioni che purtroppo sussistono nel presente.

Troppi minori ancora oggi vengono spostati “come pacchi”, come dice la protagonista, da una famiglia biologica ad un affido per poi magari passare ad un altro per poi fare ritorno al nucleo originario. Nel film di Bonito succede per decisioni prese all’epoca in sede privata; oggi, talvolta, per sentenze che di tutto tengono conto tranne che della condizione psicologica di coloro che ne sono oggetto.

Bonito sa come far emergere le sensibilità ferite lavorando più sugli sguardi, i gesti e i silenzi che sulle parole. Per ottenere il risultato opera sulla linea femminile. L’arminuta, la sorellina Adriana, la madre biologica e quella che l’ha cresciuta vivono tutte condizioni in cui la deprivazione si manifesta con modi e tempi diversi ma con la stessa capacità di ferire nel profondo senza però riuscire ad annullare un intimo bisogno di comprensione reciproca.

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