Grandi bugie tra amici

Regia di Guillaume Canet.
Un film con François Cluzet, Marion Cotillard, Gilles Lellouche, Laurent Lafitte, Benoît Magimel.
Titolo originale: Nous finirons ensemble.
Genere Commedia, Drammatico – Francia, 2019, durata 131 minuti.
Distribuito da Bim Distribuzione.
Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13

Venerdì 15 novembre ore 21.00
domenica 17 novembre ore 18.00
lunedì 18 novembre ore 21.00

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Max riceve la visita inattesa dei suoi migliori amici al completo, alla vigilia del suo sessantesimo compleanno. Peccato che non li veda ormai da qualche anno, che si sia sentito abbandonato da loro, che nel frattempo si sia separato da Véro, abbia litigato con Eric, e stia nascondendo a tutti un segreto che lo angoscia. Per giunta, come qualcun altro del gruppo, non ha ancora superato la morte di Ludo e fatica ad accettare il tempo che passa.

Nel 2010 Piccole bugie tra amici registrò in Francia un successo commerciale da record e l’annuncio di Guillaume Canet di voler riportare sullo schermo gli stessi personaggi aveva suscitato da allora grandi e motivate aspettative.

Anni dopo, nella realtà e nella finzione, Grandi bugie tra amici (titolo italiano un po’ banale, ma l’originale non è meglio) arriva a mantenere la promessa e a dirci che tutto cambia e tutto resta uguale, esattamente come si è persone uguali e differenti nei diversi decenni della nostra vita.

Ci vuole un po’ perché il film ingrani la giusta marcia: Canet deve parlare ad un pubblico vecchio e nuovo e non può esimersi da una visita guidata della casa, reale e metaforica, e da un’illustrazione dei passati rapporti tra i personaggi, ma è abile nel farlo senza ricorrere al vizio della spiegazione eccessiva, distribuendo le informazioni nello spazio e nel tempo.

Come ogni riunione di amici dà quasi naturalmente vita a dei tormentoni, ed essi danno vita alla commedia, il film comincia ad un certo punto a dare i suoi frutti grazie al reiterato comportamento inopportuno di Antoine (Laurent Lafitte) e al duello tra Eric (Gilles Lelouche), star del cinema e padre single, e la tata presa in affitto a Parigi e trasportata a Cap-Ferret ad assistere all’irresponsabilità esibita di un gruppo di ex ragazzi che non vogliono cambiare.

L’architettura delle relazioni, in generale, è ciò che funziona meglio, che appassiona e diverte, più del segreto di Max, dei supposti colpi di scena, che però non colpiscono così forte, o dell’amicizia messa alla prova, perché è chiaro che è una prova superata in partenza.

Canet è un bravo sceneggiatore (qui con Lauga), al punto che si avverte che avrebbe potuto fare meglio di così, gli sarebbe bastato poco, e il film sarebbe salito ad un altro livello. Si è invece accontentato di un racconto che non solleva mai questioni sociali e neppure apre reali ferite sentimentali, affidandosi in tutto al gioco di una cinquina di grandi attori (e altrettanti di spalla), che sanno comunicare la verosimiglianza che manca al copione e recapitare le emozioni a destinazione.

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