Drive me Home

Regia di Simone Catania.
Un film Da vedere 2018 con Marco D’Amore, Vinicio Marchioni, Lou Castel, Jennifer Ulrich, Chiara Muscato.
Genere Avventura – Italia, Germania, 2018, durata 100 minuti.
Distribuito da Europictures.
Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13

venerdì 21 febbraio – ore 21.00
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Amici fin da ragazzini, Antonio (Vinicio Marchioni) e Agostino detto Tino (Marco D’Amore) sono nati nella campagna siciliana, che hanno abbandonato in tempi diversi e senza avere modo di salutarsi. Li ritroviamo adulti, quando Antonio si mette sulle tracce di Agostino, che ritrova autotrasportatore in Belgio. La loro separazione è uno strappo ancora irrisolto ma le diffidenze tra loro cederanno il posto a un inaspettato riallineamento della loro sintonia.

Primo lungometraggio di Simone Catania, classe 1980, laureato all’Accademia di Belle Arti di Torino, Drive Me Home (“portami a casa”), sceneggiato dal regista insieme a Fabio Natale, riprende un verso della canzone “Così sbagliato” di Le Vibrazioni & Skin.

“Riportami a casa perché ho paura di me” dice quel testo, e il film indaga, con approccio caldo e aperto, un tema sempre attuale: la necessità di lasciare il luogo in cui si è nati, per scarsità di possibilità o per sfuggire a limiti più impalpabili. E di conseguenza anche il desiderio del ritorno, senza che questo passi per un fallimento, una resa. Tali spinte contraddittorie, ma che non sono percepite come esclusive, coesistono in questo equilibrato road movie permeato da un’idea ampia di “patria”, nonché di Europa, tra confini teoricamente aperti e politiche di chiusura, idealizzazioni deluse e transiti di persone come merci. Ma soprattutto di “casa” (il casale dei genitori ma anche la cabina di un tir, solida come uno scudo ma anche scomoda, come ogni rifugio temporaneo). Nel farlo, lascia intenzionalmente fuori campo le famiglie naturali e lascia spazio a quelle di chi, da simile, si riconosce istintivamente nell’altro.

Modellato su uno schema narrativo risaputo, Drive Me Home ha il coraggio di essere sentimentale e si distingue per un’ottima dinamica tra i co-protagonisti, qui in direzione antitetica e coraggiosa rispetto ai ruoli che li hanno resi noti al grande pubblico.

Marchioni veste con disinvoltura solitudini, frustrazioni e nostalgie dell’italiano emigrante, riscrivendo al presente quell’ingenuità rustica e alienata di Nino Manfredi in Pane e cioccolata di Franco Brusati (che riecheggia peraltro in una sosta in un’area di servizio). Mentre, in irresistibili forme appesantite e nonostante un’acconciatura visibilmente posticcia, un ironico, affettuoso D’Amore si lascia andare ad un coming out silenzioso tanto eloquente: climax potente, in cui la fratellanza tra i due si riattiva superando ogni pudore.

Ambientato in paesaggi inediti (Sicilia di luce satura, Trentino bucolico, autostrade e soste in Germania e Paesi Bassi) si concede una deviazione agreste, anche per far apparire Lou Castel, sorta di divinità canuta della libertà di scegliere. In Festa Mobile (Torino Piemonte Film Commission) al Torino Film Festival 2018.

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