Doctor Strange nel Multiverso della Follia

Regia di Scott Derrickson, Sam Raimi.
Un film Da vedere 2022 con Benedict Cumberbatch, Elizabeth Olsen, Chiwetel Ejiofor, Benedict Wong, Xochitl Gomez.
Titolo originale: Doctor Strange in the Multiverse of Madness.
Genere Azione, – USA, 2022, durata 126 minuti.
Distribuito da Walt Disney.
Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13

Sabato 28 maggio ore 21.00
Domenica 29 maggio ore 21.00
Martedì 31 maggio ore 21.00

Solo il Martedì biglietto € 4,00 per TUTTI

Si ricorda che, dal 25 dicembre, per accedere alla visione dei film in sala è necessario il green pass rafforzato, richiesto ed obbligatorio, e di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2

Stephen Strange fa terribili incubi, in cui un suo alter ego fugge con una ragazzina in uno scenario surreale. Cerca di raggiungere un arcano libro bianco, ma un demone vuole invece prendere il controllo della ragazza e rubarle i poteri transdimensionali – uccidendola nel mentre. Quando si risveglia, Strange si reca al matrimonio della sua amata Christine con un altro uomo. Il mago cerca con scarso successo di nascondere il proprio dolore e, quasi per fortuna, arriva a toglierlo d’impiccio un enorme mostro che insegue la stessa ragazzina del suo sogno. Strange e Wong fanno così la conoscenza della giovane: America Chavez, che dovranno proteggere da una minaccia nascosta nel multiverso. In cerca di aiuto, il mago si reca così da Wanda Maximoff, la potentissima Scarlet Witch.

Secondo capitolo delle avventure del mago dell’universo Marvel, Doctor Strange nel multiverso della follia è una montagna russa di scene fantasy e terrificanti nel miglior stile di Sam Raimi.

Forse mai come questa volta in un film Marvel, il marchio del regista è riconoscibile. Ci sono non morti, spiriti furibondi, uccisioni brutali (assai più del solito, sconsigliamo infatti il film ai piccolissimi), streghe e altre dimensioni spaventose, scazzottate e super poteri, il tutto accompagnato dalla colonna sonora di uno scatenato Danny Elfman. Insieme, lui e Raimi, firmano una delle sequenze più entusiasmanti del film: una battaglia musicale dove le note si animano, diventando armi, e di conseguenza gli strumenti sono come arsenali. Un tocco di leggerezza per uno degli scontri per certi versi più drammatici del film, che ama incupire le situazioni più idilliache e alleggerire quelle più cupe, parlando però più il linguaggio dell’azione e dello spettacolo, anziché adagiandosi sulla solita ironia prevalentemente verbale degli altri Marvel movies.

Doctor Strange nel multiverso della follia è poi una summa di mitologia Marvel che farà la gioia degli spettatori più appassionati di fumetti: ci sono il monte Wundagore, gli Illuminati, le Incursioni e numerosi personaggi a sorpresa, incluso sui titoli di coda quello interpretato da, nientemeno, che Charlize Theron! Doctor Strange, ci dice un cartello finale, tornerà, si spera di nuovo con Sam Raimi, visto che il regista dà l’idea di essersi davvero divertito e il suo entusiasmo è contagioso.

Questo vale sia per le sequenze più di effetti speciali, come il primo stroboscopico attraversamento di numerosi universi da parte di Strange e America Chavez, sia per i movimenti di macchina tipicamente suoi e spericolati, come quando gli spiriti minacciano Christine in una serie di carrelli ravvicinatissimi e con il vorticare della macchina da presa.

Ovviamente Benedict Cumberbatch fornisce un’interpretazione solidissima, che rende credibili anche le situazioni più assurde e sa dare umanità persino a una versione zombieficata di Strange. È poi praticamente coprotagonista Elizabeth Olsen, che a sua volta ha un articolato arco narrativo, diretta prosecuzione dei fatti della serie WandaVision.

Tra le guest star, come già anticipato nei trailer, c’è Patrick Stewart e non è un caso che proprio lui fosse stato svelato in anticipo: è quello con il ruolo più incisivo e le scene migliori – ovviamente portate benissimo da grande attore qual è.

Infine non poteva mancare in un film di Sam Raimi il sodale Bruce Campbell, per il quale vale la pena di restare fino al termine di tutti i titoli di coda. Una parola in più va spesa per la giovanissima Xochitl Gomez è un’America Chavez ancora immatura. Solo alla fine ha occasione di risplendere ma lo fa nel modo migliore: concludendo la storia non con l’ennesima scazzottata bensì con l’intelligenza e l’empatia. In un certo senso, tramite il nome e l’identità etnica, di genere e di orientamento sessuale della ragazza, il film auspica un’America più progressista, che non sappia andare oltre la forza bruta.

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