1917

Regia di Sam Mendes.
Un film Da vedere 2019 con George MacKay, Dean-Charles Chapman, Mark Strong, Andrew Scott, Richard Madden.
Genere Drammatico, Guerra, – Gran Bretagna, 2019, durata 110 minuti.
Distribuito da 01 Distribution, Scandura Production.
Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13

venerdì 13 marzo – ore 21.00
lunedì 16 marzo – ore 21.00

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6 aprile, 1917. Blake e Schofield, giovani caporali britannici, ricevono un ordine di missione suicida: dovranno attraversare le linee nemiche e consegnare un messaggio cruciale che potrebbe salvare la vita di 1600 uomini sul punto di attaccare l’esercito tedesco. Per Blake l’ordine da trasmettere assume un carattere personale perché suo fratello fa parte di quei 1600 soldati che devono lanciare l’offensiva. Il loro sentiero della gloria si avventura su un terreno accidentato, no man’s land, trincee vuote, fattorie disabitate, città sventrate, per impedire una battaglia e percorrere più in fretta il tempo che li separa dal 1918.

La Grande Guerra comincia come guerra di movimento ma finisce per diventare una guerra di posizione. Diversamente dalla Seconda Guerra Mondiale, con i suoi fronti mobili e i suoi teatri d’operazioni sparsi su tutto il pianeta, che offrono al cinema materia prima per lo spettacolo, il primo conflitto mondiale è una guerra di attesa, di impotenza degli uomini a superare le barriere difensive scavate dal nemico.

La sfida di Sam Mendes, che aveva già restituito brio formale e respiro narrativo a James Bond (Skyfall, Spectre), è quella di disattivare l’inerzia e avviare il motore di un conflitto affatto cinegenico. Una guerra terribilmente lunga con l’anchilosi letale dei suoi combattimenti e le sue ragioni astruse contro l’allegorico confronto tra bene e male della Seconda Guerra Mondiale.

La missione è ad alto rischio ma Mendes sormonta gli ostacoli, adatta alla Prima Guerra Mondiale i codici del conflitto successivo e lancia due giovani soldati in una corsa contro il tempo e dentro un torrente visivo. La loro odissea è raccontata ‘in tempo reale’ con un solo vero-falso piano sequenza: ‘da un albero all’altro’ senza tagli né raccordi apparenti, a eccezione di discrete suture digitali e un’unica ellissi su nero che permette di passare dal giorno alla notte.

La macchina da presa resta ostinatamente incollata a due militi ignoti affondati nel décor spettrale del fronte. Si tratta evidentemente di un’illusione, ai nostri serviranno ventiquattro ore per arrivare alla fine della loro missione e 1917 non dura che due ore. La camera diventa lo sguardo dello spettatore che può montare il suo film, zoomare, attardarsi su un dettaglio, ma non può mai lasciare Blake e Schofield.

Lo spettatore diventa il terzo compagno, scruta ogni pericolo, abbassa la guardia, diventa bersaglio vulnerabile, vive 1917 come un’esperienza di immersione totale. La sceneggiatura di una semplicità disarmante, portare un messaggio urgente all’unità di stanza a Écoust-Saint-Mein per impedirne il massacro, è trattata con prodezza stilistica, un impressionante tour de force tecnico, che accelera le emozioni catturando senza sconti il calvario quotidiano vissuto al fronte.

Mai esercizio di stile o oggetto freddo di fascinazione, la fluidità della camera serve l’urgenza della missione sprofondata nel fango, che impasta col sangue gli scarponi, le uniformi, i cadaveri, i crateri spalancati dai mortai. Corpi in decomposizione, ratti, vegetazione spezzata, animali assassinati, tutta la disumanità della guerra è davanti a noi. I due messaggeri avanzano metro per metro in un giorno di primavera, in un giorno senza sole, fino alla fine della notte e dell’orrore.

Agiti dal comandamento del titolo imperioso di Steven Spielberg (Salvate il soldato Ryan), è necessario salvare questa volta migliaia di vite ma il film ne individua una su tutte: il fratello di Blake. Come per il film di Spielberg si tratta di una guerra teorica: la traversata di un décor rurale, straordinario e aperto a tutti i colpi del caso, rivela un paesaggio mentale. Perché Mendes piazza l’essere umano al cuore (com)battente del film in cui due uomini si scoprono intimamente legati, nutrendosi l’uno dell’altro.

La ‘sequenza eroica’ si concentra sulla caratterizzazione progressiva di due corpi eroici, non ‘gloriosi’, che risalgono fossi di topi affamati e cadaveri senza più fame. Vettori coscienti o incoscienti della Storia, Blake e Schofield sono coerentemente interpretati da due attori quasi sconosciuti: George MacKay (Schofield), introverso romantico dai larghi occhi chiari, e Dean-Charles Chapman (Blake), adolescente attardato rivelato da Games of Thrones. A guidarli all’assalto questa volta non c’è il capitano di Tom Hanks, i soli attori ‘graduati’ (Colin Firth, Mark Strong, Benedict Cumberbatch, Andrew Scott) sono assegnati al ruolo secondario di chi dà gli ordini, indifferenti alle sorti dei due caporali.

Due ragazzi ordinari ma tenaci che sembrano usciti dalla ballata di Fabrizio De André (“La guerra di Piero”), perché sovente nel film-flusso di Mendes il lirismo ha improvvisamente ragione del reale. “Portato in braccio dalla corrente”, Schofield marcia “con l’anima in spalla” da un punto A a un punto B, da un albero all’altro, per impedire una battaglia, almeno fino alla prossima.

Se Jarhead era un film di non-guerra, un racconto di attesa febbrile nutrita dall’impazienza dei militari della Guerra del Golfo, 1917 è un film contro la guerra, che ‘riposa’ sul dispiegamento di silenzi e di momenti di sospensione. Sempre ad altezza d’uomo, sempre focalizzato sull’emozione, giusta, pura, cruda.

Nel 2017 Dunkirk rivoluzionava il film sulla Seconda Guerra Mondiale, tre anni dopo Sam Mendes sposta più in là la linea del fronte della Prima. Finalmente qualcosa di nuovo sul fronte occidentale dove riposano gli eroi ignoti della Grande Guerra.

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